mercoledì 24 novembre 2010

Pane: per forza nel forno?

Premessa.
In questi giorni sono spesso fuori casa, devo fare dei lavori e vado da mia suocera o da mia madre così mi tengono la bimba. Bene, anzi benissimo, peccato però che non sia riuscita a farmi il pane e sono due giorni che mi barcameno a pranzo e cena per fare pietanze che non necessitino di pane. Ci sono le patate, oppure si fa un primo abbondante, ok. C'è la pizza, è vero, ma bisogna far lievitare e accendere il forno. Il problema, più che altro, si verifica la mattina: Clara vuole pane e marmellata, magari con un velo di burro (che è praticamente l'unico momento in cui noi mangiamo il burro, infatti ci dura più di un mese). L'alternativa è lo yogurt con le albicocche secche e le noci sminuzzate o la mela fresca a pezzetti. Si può fare, ma vedo che quando ha anche un po' di pane riesce ad affrontare la mattina più serenamente, altrimenti dopo poco le viene fame e si avvita in un turbine di capricci e fastidi. 

Che fare, quindi: mi sarei ritrovata per la terza mattina consecutiva senza pane. Di farlo non se ne parla proprio, non tanto per i tempi di lievitazione, perchè con il lievito di birra in un'ora e mezza di sera si fa tutto. Di accendere il forno un giorno sì e l'altro pure per qualsiasi cosa, però, proprio non mi andava. 


La soluzione.
Sotto la doccia mi è salito un pensiero: mi sono ricordata che tempo fa, quando avevo trovato la ricetta del pane arabo, avevo letto che si poteva cucinare anche in una padella rovente. Beh, proviamoci, potrebbe essere un'alternativa interessante. 

Ho provato a impastare: 
250 gr di farina (ho usato la 0 che avevo in casa, ma secondo me rende meglio un mix con l'integrale)
125 gr abbondanti di acqua
10 gr di lievito di birra fresco
1/2 cucchiai di olio extravergine di oliva 
sale tre pizzichi, ho fatto un po' a occhio

Ho impastato tutto fino a ottenere un impasto morbido, ben idratato, non deve essere duro. In caso gestite acqua e farina, perchè dipende molto dalla tipologia della farina (quelle più raffinate dovrebbero assorbire più acqua di quelle integrali, ma ammetto di aver letto tutto e il contrario di tutto sul web, meglio imparare a fare a occhio).
Ho lasciato lievitare la pasta per un'oretta, fino a quando mi sembrava almeno raddoppiata. Intanto mi sono messa su internet a cercare informazioni e ho trovato questa ricetta sul forum Cookaround. Mi ha confortato, la mia intuizione non era infondata.

Dopo un'oretta ho diviso la pasta in 6 palline, steso dei dischi di un centimetro di spessore e lasciato lievitare per altri 15 minuti, poco meno. Arroventata una padella di ghisa - ma credo vadano bene anche di altro tipo, si devono fare delle prove - senza alcun tipo di condimento, ci ho sbattuto dentro i dischi di pasta e fatto cucinare per 2/3 minuti per parte. Alcuni hanno iniziato a gonfiarsi, altri meno. 

Ecco fatto, il pane è pronto. Sono venuti fantastici: morbidi, ben cotti, fragranti. Insomma, non è che è un'alternativa al pane, è proprio un pane vero! Lo abbiamo mangiato subito, da solo, per provarlo e questa mattina con la marmellata. Secondo me con il miele e le noci è fantastico.



Annotazioni sulla ricetta.
Affinchè si gonfino è preferibile seguire la suddivisione delle lievitazioni che c'è sulla ricetta: 10 minuti la pasta tutta insieme, 1 ora i dischi di pasta. In questo modo si formano le bolle d'anidride carbonica del lievito. Il procedimento è simile a quello della piadina romagnola, ma la lievitazione consente di avere un pane morbido, non schiacchiato come la piada (che comunque è proprio buona, magari con l'olio e non con lo strutto).




Conclusioni
Farsi il pane da sè è un atto rivoluzionario. Significa potersi riappropiare delle basi della nostra vita, dei mattoni su cui abbiamo costruito le nostre giornate. Il pane è condivisione, si spezza in famiglia o tra amici; è cultura, ogni popolo ha una sua tradizione; è un vero fast food, con un panino mangi senza spendere tanto e te lo puoi portare ovunque; è per tutti, è uno dei primi alimenti solidi che si da ai bambinie uno degli ultimi da cui si allontanano; è basilare, alla fine basta che ci sia il pane. 
Questo pane cotto in padella probabilmente è ancora più antico di quello cotto al forno,(la ricetta è marocchina, ma credo che lo si possa trovare in tutte le tradizioni). Conoscerlo ci fa capire meglio come funziona il processo di panificazione e ci permette di avere delle armi di riserva in tutte le occasioni. 

Non abbiamo lievito? Creati la pasta madre oppure prova il pane azzimo. 
Non hai il forno? Cuocilo sulla padella.
Non lo puoi fare spesso? Impasta delle panelle grandi che restano morbide di più.

La cucina non è fatta di ricette, ma di alimenti e tecniche di elaborazione. Se li conosciamo possiamo realmente ottimizzare la nostra spesa, le verdure che abbiamo nell'orto o quel pacco di chissacchè che ci hanno regalato. Se, invece, viviamo di ricette - più o meno facili - siamo schiavi dei singoli ingredienti, magari bravi cuochi, ma sempre schiavi. Se ci manca un ingrediente, restiamo in mutande. 
Il pane, se lo sappiamo ascoltare, ci insegna anche questo.