mercoledì 24 novembre 2010

Il nostro mondo storto

"Una mattina d'inverno, le disgrazie d'altronde capitano spesso d'inverno, il mondo si sveglia e scopre che non ci sono più petrolio, nè gas, nè carbone nè corrente elettrica. A dir la verità, un po' di corrente esiste ancora. Laddove l'aqua a girare le turbine c'è forza elettrica, ma è poca cosa. Il problema sono gasolio, benzina, gas, insomma tutto ciò che tiene in vita i motori, e di conseguenza anche la gente, visto che la gente dipende dai motori.
L'umanità, comunque, non scopre quella mattina di essere a secco, quella mattina si dà da fare per non morire, ma la disgrazia è arrivata un po' alla volta. [...]




"Ah, Dio benedetto, cosa abbiamo combinato, cosa abbiamo perso senza rendercene conto!" dicono i superstiti. "Abbiamo perso l'uso delle mani, dimenticato la sapienza, non sappiamo più fare un orto, piantare patate, radicchio, prendere un tordo con il vischio. Cos'è il vischio? Non l'ho nemmeno mai sentito nominare. Ah come siamo ridotti! In che trappola siamo finiti! Dio benedetto aiutaci!".
"Colpa vostra" risponde Dio nelle coscienze dei rimasti vivi. "Vi avevo dato tutto, terra, acqua, foreste, animali, pesci , aria buona. Ma volevate di più. Ogni giorno di più. Avete distrutto ogni metro di terra, rovinato la natura, avvelenato l'aria, inquinato l'acqua, impestato il mondo di oggetti inutili quando a vivere bastava così poco. E vi sarebbe avanzato tempo per godervi l'esistenza che è assai breve. Vi ho dato vita corta apposta. Avevo capito che sareste diventati coglioni. Del resto, cominciarono Adamo ed Eva a essere coglioni, e voi siete di quella pasta. [...]".


"La fine del Mondo Storto", Mauro Corona, ed. Mondadori, 2010