martedì 23 novembre 2010

Che i dolci siano veramente dolci!

Nella mia cucina c'è una piramide alimentare diversa dal solito: c'è quella con i nutrienti che si devono assimilare (vedi quella diffusa dall'INRAN, Istituto Nazionale per la Ricerca sull'Alimentazione e la Nutrizione, per capirci), ma c'è anche quella della preziosità degli alimenti. È una scala di importanza che ho preparato io (sulla base della mia sensibilità) e che si basa su quante energie, risorse e fatica sono necessarie per generare un cibo. Mi dà la misura reale di cosa sto mangiando e dà un senso a ogni mio pasto. 

Possiamo mangiare come se fosse sempre Natale? 
Possiamo basare le nostre ricette solo su un fatto estetico?
Possiamo sprecare in nome della dolcezza?

Nella mia piramide, al vertice, ci sono gli alimenti di origine animale. Se non fossimo vegetariani sopra ci sarebbero la carne e il pesce, alimenti che dovrebbero essere mangiati saltuariamente, quando c'è un reale motivo - un avvenimento, una festa importante. Dobbiamo ricordarci, infatti, che una mucca sfama più bambini quando è viva e non quando è morta. Da morto un'animale dura poco, da vivo è un vero tesoro. E proprio su questo principio nasce la preziosità di latte, formaggi e uova: si tratta di proteine di alto valore biologico e qualitativo (contengono catene di aminoacidi essenziali complete), molto importanti per l'organismo umano e del tutto uguali a quelle contenute nella carne. Contengono, inoltre, la famosa vitamina B12, essenziale per l'uomo e prodotta dai batteri e normalmente contenuta nello "sporco". I prodotti animali la contengono perchè gli animali la ingeriscono nel cibo sporco. 
Una preziosità faticosa da creare, però! Per la mucca fare il latte richiede molta energia, anche perchè ne deve produrre per il suo vitellino e per noi (negli allevamenti industriali gli viene sottratto il vitellino e vengono "spremute" così tanto che dopo due anni non sono più in grado di produrre latte). Per la gallina lo è altrettanto per le uova. Possiamo avere un'idea cosa significhi questo sfruttamento quando le mamme allattano i bambini, mammiferi esattamente come le mucche: hanno bisogno di circa 500 calorie in più al giorno per far fronte all'energia richiesta dall'allattamento. La richiesta di nutrienti e sostanze vitali è aumentata di molto e non è raro vedere mamme sempre un po' pallide, stanche o con più capelli bianchi.  
Siamo mammiferi, animali, anche noi, dobbiamo esserne consapevoli. Come tali non possiamo non avere pena per la fatica anche degli animali, esattamente come ce l'avremmo quando vediamo un uomo spingere un aratro per seminare un campo: sprecheremmo con leggerezza il pane prodotto con il frumento da lui coltivato?

E allora perché i nostri dolci sono ricchissimi di latte, burro e uova?
Eppure i dolci non sono indispensabili al nostro nutrimento.  

I dolci fanno parte della nostra cultura e sono capaci di trasformare qualsiasi occasione in una vera festa. Non c'è compleanno senza un torta, non c'è Natale senza panettone, questo avviene oggi ed è sempre avvenuto fin dall'antichità. Le feste sono senz'altro dei momenti da celebrare con gioia e solennità e, in questa visione, l'utilizzo di latte e uova forniscono un ulteriore elemento di ricchezza all'avvenimento. Oggi, però, siamo abituati a mangiare dolci ogni giorni: merendine, biscotti, torte, croissant, ecc. Tutti impasti in cui sono presenti latte, burro, uova, spesso anche in grande quantità. 

Ma voi lo sapete quanta ricotta si ottiene da 2 litri di latte?
200 gr. Pochissima. 

Pensate allora a quanto latte serve per il burro che c'è nella pasta frolla con cui sono fatti i biscotti frollini o le crostate, entrambe ricette semplici che nel tempo sono diventati dolcetti quotidiani, da mangiare con leggerezza e senza pensarci. Senza pensare alla fatica e alla stanchezza che avremmo noi se dovessimo produrre tutti gli ingredienti utilizzati. Un dolce così ricco, non può essere quotidiano, è un lusso.

Perchè, quindi, non trovare un'alternativa sana e sostenibile?

Ecco la ricetta base per la pasta frolla: 
- 300 gr di farina
- 50 gr olio di semi
- 70 gr acqua
- 100 gr zucchero (anche meno a seconda dei gusti)




Potete aggiungere dell'uvetta, tritarla e unirla all'impasto fin dall'inizio, accrescerà la dolcezza dell'impasto e potrete diminuire la quantità di zucchero (d'altra parte nell'antichità i dolci si facevano con miele e frutta essiccata). 

Con questa pasta frolla potete: 
- fare delle palline da schiacciare e infornare per 15/20 minuti a 220°, dipende dallo spessore della pasta, tenete presente che non devono diventare duri in forno, si seccheranno dopo;
- stendere la pasta su una tortiera e riempirla di marmellata, con della pasta che vi è avanzata fare delle striscioline con cui fare la classica rete sopra la marmellata, infornare per 25/30 minuti a 180°. 

La ricetta è proprio semplice, potete migliorarla a piacimento anche con altre farine (quella di riso o di mais), con qualche spezia come la cannella, con oli di maggiore gradimento o altro ancora. 

L'unico ingrediente che manca al nostro lusso quotidiano è solo la fatica. Di fantasia per rendere biscotti e crostate ancora più buoni ne abbiamo da vendere.